eJournals Italienisch 39/78

Italienisch
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
2017
3978 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

«Heinrich Mylius (1769–1854) e le relazioni italo-tedesche all’epoca delle rivoluzioni: la Lombardia e le regioni centrosettentrionali dell’Europa nel primo Ottocento» – Giornate di studio presso Villa Vigoni dal 19 al 21 ottobre 2017.

2017
Magnus Ressel
Ellinor Schweighöfer
Barbara  Pisanu
Sara Verzillo-Wolf
Mitteilungen 136 Leopardi a Primo Levi» zeigte Marco Menicacci (Konstanz) in Texten Leopardis und Levis anhand vom Bild der Maschine und seiner Kehrseite, nämlich dem Menschenbild, Parallelen in der Weltanschauung der beiden Autoren auf Laura Aresi (Heidelberg) wies schließlich in einer präzisen Analyse nach, wie «Il passero solitario» und «L’infinito» als Hypotexte für zwei aufeinanderfolgende Kapitel von Italo Calvinos Palomar fungieren Katharina List «Heinrich Mylius (1769-1854) e le relazioni italo-tedesche all’epoca delle rivoluzioni: la Lombardia e le regioni centrosettentrionali dell’Europa nel primo Ottocento» - Giornate di studio presso Villa Vigoni dal 19 al 21 ottobre 2017. In che modo l’appena ventenne Heinrich Mylius, cittadino di Francoforte, riuscì a costruire e a gestire nella sua patria adottiva, Milano, nella quale visse dal 1793, un’impresa dal successo più che decennale? In quale stato si trovavano la società e lo stesso ducato all’arrivo del giovane straniero di religione protestante se riuscì a inserirvisi senza apparenti legami e per di più con successo? In quale rete commerciale, o di natura scientifica o artistica, tedesca e italiana era inserito Mylius? E come riusciva a sostenerla? Queste e altre domande su Heinrich Mylius e i legami italo-tedeschi nel primo Ottocento sono stati al centro delle giornate di studio italo-tedesche organizzate dal «Forschungskolleg Humanwissenschaften» della Goethe-Universität di Francoforte sul Meno a Villa Vigoni in collaborazione con la Werner-Reimers- Stiftung di Bad Homburg. L’incontro è stato promosso dalla «Deutsche Forschungsgemeinschaft» e dalla Fondazione Cariplo. Dopo il discorso introduttivo da parte delle istituzioni organizzative, di Immacolata Amodeo (Loveno di Menaggio) e Albrecht von Kalnein (Bad Homburg/ Magonza), la prima parte degli incontri è stata dedicata al delineamento di un quadro generale e all’esposizione dei punti preliminari relativi alle domande di cui sopra e del contesto di scambio lombardo-tedesco dell’epoca moderna. Magnus Ressel (Francoforte sul Meno) ha formulato il suo contributo in merito al Lindau- Mailänder Boten o, come veniva più spesso denominato nelle sedi ufficiali, il Corriere di Lindò («Il corriere tra Lindau e Milano come sistema di comunicazione e transito nelle Alpi centrali tra il 1500 e il 1826»). Questo sistema postale e di spedizione che si sviluppò tra Lindau e Milano a partire dal 1500 circa e che restò attivo fino al 1826, favoriva, in epoca moderna, un florido commercio nell’area di transito alpino all’altezza del cantone dei Grigioni. A partire dal 1770 il Mitteilungen 137 commercio della seta, con base a Milano e che si dirigeva verso Nord, si rese più dinamico in direzione di Lindau attraverso il passo della Spluga proprio grazie a questo sistema di spedizione. Causa di questo impulso di accelerazione fu una crescente concorrenza del transito attraverso il Passo del Gottardo e l’intensificarsi degli scambi commerciali tra il Piemonte e la regione delle Alpi settentrionali, sulla sponda occidentale del lago Maggiore. La rapida crescita del commercio e, di conseguenza, la liberalizzazione della politica nei confronti degli stranieri fu condizione fondamentale per la residenza e per il successo di Mylius a Milano. Nel contributo di Giovanna Tonelli (Milano) si apprende della importanza dello Stato milanese sotto il dominio austriaco nel XVIII secolo come regione economica e commerciale («Il commercio fra Lombardia austriaca e Paesi d’Oltralpe nel Settecento»). La studiosa ha fatto riferimento all’alto grado di autonomia che gli austriaci avevano concesso ai mercanti e agli industriali milanesi, e alla loro sempre più ragguardevole tolleranza nei confronti dei mercanti di fede protestante. L’ esplicito rifiuto al protezionismo o a una aspra politica fiscale da parte del dominio austriaco, così come un maggior sviluppo delle forze economiche locali avvenuto tramite gli accordi commerciali interstatali, nonché la riduzione delle imposte doganali, hanno certamente rappresentato condizioni necessarie per il successo economico della Milano dell’epoca, nonostante l’elevato fabbisogno finanziario della monarchia asburgica. Marina Cavallera (Milano) ha approfondito questo aspetto, orientando l’attenzione verso il trasferimento delle conoscenze economiche, soprattutto in materia di agricoltura proprie della Germania, allo Stato milanese («Studi di agricoltura e d’altro genere. Scambi di esperienze tra la Milano asburgica e il mondo germanofono alla fine dell’Antico Regime»). La studiosa ha quindi mostrato come questo settore, parte integrante del piano di regolamentazione statale voluto da Vienna, fosse diventato un interessante laboratorio che ha beneficiato di spunti innovativi tra i quali la creazione di opere di canalizzazione e la fruizione di una educazione popolare accessibile a tutti, e in particolar modo alle fasce rurali. La ricezione dei testi dell’agronomo Ludwig Mitterpacher nel Milanese è un buon esempio per i molteplici transfer di concetti e idee. Nella sezione successiva, i partecipanti alle giornate di studio si sono concentrati sul settore aziendale e sulle reti commerciali sviluppatesi tra Germania e Milano. Ralf Banken (Francoforte sul Meno) si è occupato della famiglia Brentano e di altre influenti famiglie della città di Francoforte e originarie della zona del lago di Como. (« Viel mehr als nur Pomeranzen und Zitronen . Commercianti italiani a Francoforte e Amsterdam 1650-1800»). Esse avevano riscosso, in parte già a partire dal 1600, notevole successo nella regione fra il Reno e il Meno, fatto che era dovuto, non per ultimo, alle loro strategie: i commercianti contattavano i consumatori in modo diretto con un’ampia varietà di beni da vendere. Traevano profitto anche dalle loro larghe reti familiari, riuscendo a integrarsi in modo graduale Mitteilungen 13 8 nella società di Francoforte. Banken ha poi illustrato come la città di Amsterdam rappresentasse un nodo strategico per molte di queste famiglie, dal momento che la città olandese aveva creato un importante collegamento con Francoforte. La ricchezza dell’assortimento mercantile, della relativa distribuzione e dei rapporti commerciali hanno contribuito al considerevole successo delle compagnie di commercio italiane nella zona fluviale del Reno-Meno. Monika Poettinger (Milano) ha analizzato le reti commerciali di Milano inserendole nell’ampio contesto dell’era napoleonica («I network mercantili tedeschi a Milano nel periodo napoleonico»). Notevole è il fatto che l’elemento determinante per il processo di modernizzazione della Lombardia non sia stato l’influsso francese, ma piuttosto l’impiego delle reti commerciali. Già negli ultimi decenni del XVIII secolo, grazie alle opportunità imprenditoriali che offriva la regione nell’ambito del commercio della seta e del cotone, la Lombardia era la meta di una migrazione di matrice commerciale proveniente dall’intera Europa. Nel periodo della Restaurazione, infine, le conquiste raggiunte nel periodo napoleonico furono un punto di partenza, seguirono poi un ulteriore sviluppo economico e un processo di modernizzazione. Claudio Besana (Milano) si è dedicato alle imprese tedesche a Milano dal 1800 al 1880 («La presenza degli imprenditori tedeschi a Milano e in Lombardia negli anni della maturità e della crisi dell’equilibrio agricolo-commerciale (1815- 1895)»). Secondo la sua tesi, la migrazione di ingegneri, chimici e esperti finanziari tedeschi non era degna di nota al fine di un discorso quantitativo, ma metteva piuttosto in movimento una rivoluzione significativa da un punto di vista della qualità. Questo fatto sarebbe da attribuire ai migranti tedeschi, i quali, a differenza di quelli svizzeri, si integrarono fin da subito profondamente nella società milanese, cercando di cambiarla dall’interno. La posizione dominante di Milano nella struttura economica italiana del 1900 si sarebbe sviluppata, in buona parte, grazie proprio a quei migranti tedeschi, di cui Mylius faceva parte e che hanno convogliato in Lombardia una ‘cultura scientifica’. Il contributo di Simona Francesca Mori (Bergamo) ha posto l’attenzione sul mutamento del diritto di cittadinanza nella repubblica Cisalpina (1797-1802), nella Repubblica italiana (1802-1805) e nel Regno d’Italia (1805-1814). Partendo dal caso della naturalizzazione di Mylius, e basandosi sui relativi documenti, la studiosa ha mostrato come fosse avvenuto il passaggio da un diritto liberale a uno relativamente restrittivo in correlazione con un consumato slancio rivoluzionario in Nord- Italia. Al di là delle difficili e spesso poco chiare riforme legislative che venivano contrassegnate con una certa etica e temporaneità, l’idea di Stato concepito come moderna organizzazione politica incontrò delle resistenze locali - in contrasto con i sistemi precedenti basati sulla cittadinanza. In effetti, lo Stato italiano riuscì ad adottare relativamente pochi cambiamenti del nuovo sistema normativo nell’età napoleonica, riuscendo tuttavia a gettare le basi per un ulteriore e moderno Mitteilungen 139 sviluppo dei diritti di cittadinanza nell’era della Restaurazione successiva al 1815 («Il Consiglio legislativo italico e il dibattito sulla cittadinanza (1802-1809)»). Ellinor Schweighöfer (Francoforte sul Meno/ Bad Homburg) ha illustrato l’attività di mecenate di Heinrich Mylius per la sua città natale («Reti universali? Mylius come mecenate in favore di Francoforte sul Meno»). Egli agiva con molta sensibilità e restò in prima linea ‘uomo privato’; ciò spiega anche perché questa sua attività oggi è sorprendentemente poco conosciuta. Mylius si servì di una larga rete eterogenea che coinvolgeva uomini di commercio, scienziati, artisti, parenti, amici, soci in affari, e che si sviluppò da nord a sud, da Manchester, passando per Francoforte, fino a Milano. La maggior parte delle persone di questa rete apparteneva a una categoria più transnazionale che nazionale. Per questo motivo, Schweighöfer ha proposto che Mylius e la sua rete europea - con centro a Francoforte, città a carattere fortemente europeo e sede del parlamento tedesco - siano da porre in una ricerca sulla biografia transnazionale, un genere che negli ultimi anni sta diventando sempre più forte. Werner Plumpe (Francoforte sul Meno) nella sua keynote ha riprodotto la lunga linea di rivoluzione economica in Germania e in Italia nel periodo del primo Ottocento, collocando i due Stati in un ampio contesto e dando rilievo ad alcune particolarità («Le trasformazioni economiche in Germania e in Italia a cavallo tra i due secoli»). Plumpe segnala che nell’epoca a cavallo tra i due secoli (la «Sattelzeit» secondo un concetto di Reinhard Koselleck), entrambi i Paesi erano spazi semantici nazionali, ma non ancora entità politiche nazionali. Tuttavia, o piuttosto proprio a causa di questa situazione, per i ‘tedeschi’, l’Italia fungeva molto spesso come ideale o come punto di contrasto. Il più interessante è parso un paragone delle due aree a riguardo della storia culturale-economica. C’erano dei simili approcci a riforme, anche se più utopistiche che realistiche. In generale, in riferimento alla semantica del pensiero economico, l’Italia era forse più progressista della Germania. L’utilitarismo, in aderenza con l’individualismo, era più fortemente impresso nella letteratura economica italiana, mentre in Germania dominava un cameralismo, autoritario e ordinato. Infine, però, erano determinanti per i rispettivi sviluppi la posizione geografica e la disponibilità delle materie prime, la rispettiva gestione di istituzioni così come il comportamento pratico tenuto dagli uomini. Le oggettive condizioni economiche si resero più favorevoli nella Germania proto-industriale anziché in Italia, data la vicinanza con Paesi più progrediti come l’Olanda e la Gran Bretagna. Come Monika Poettinger, così anche Werner Plumpe ha rafforzato la tesi che l’influsso di Napoleone sullo sviluppo della Germania e dell’Italia fosse sicuramente centrale sul piano politico, ma non su quello economico. Stefano Levati (Milano) ha parlato del cambiamento del prestigio commerciale a Milano nei 100 anni a cavallo tra i due secoli (1750-1850) e il ruolo che i mercanti tedeschi ivi emigrati hanno giocato («Attività mercantile e prestigio Mitteilungen 14 0 sociale: il fondamentale contributo dei commercianti tedeschi a Milano tra Sette e Ottocento»). Attorno al 1750, il prestigio dei commercianti era ancora ristretto, cercavano di nobilitarsi e di diventare proprietari terrieri, esortando anche i loro eredi nei loro testamenti a continuare su questa linea. Attorno al 1850 si era stabilita una nuova etica borghese. Il denaro guadagnato duramente venne valutato altamente, la parsimonia e lo zelo vennero pubblicamente diffuse come delle virtù. Levati ha mostrato come Mylius, in qualità di presidente della Camera di Commercio di Milano e in altre funzioni pubbliche e cariche, riuscì a diffondere l’etica borghese. L’ultima sezione delle giornate di studio è stata dedicata al tema dello scambio artistico e culturale. Con l’esempio dello scrittore Alessandro Manzoni, il quale si pose da intermediario tra Milano e Weimar, del pittore Francesco Hayez e del politico e intellettuale Carlo Cattaneo - tutti i tre facevano parte del milieu di Heinrich Mylius - così come con l’esempio di Mylius stesso, Christiane Liermann Traniello (Loveno di Menaggio) ha approfondito i legami tra arte e politica e tra le innovazioni in entrambi i settori e le loro interfacce («Innovazioni nell’arte e nella politica - figure esemplari degli ambienti lombardi frequentati da Mylius»). Mylius era considerato un ‘moderato’ e, da tutte le correnti politiche, molto degno di fiducia. Nel suo campo predominava uno spirito riformatore nutrito dalla consapevolezza tradizionale, che aveva riscoperto per sé l’idea del bene comune e cercava di superare l’utilitarismo puro, di cui era stato rimproverato l’Illuminismo. Alexander auf der Heyde (Palermo) ha dedicato il suo lavoro a un importante giornale di storia dell’arte degli anni 1820, il Kunst-Blatt , e al suo redattore e direttore Ludwig Schorn (1793-1842). Partendo dallo scambio epistolare di Schorn, dagli articoli pubblicati sul giornale e da un racconto di un viaggio attraverso l’Italia pubblicato nel 1826, si può constatare come Schorn, con l’aiuto dei suoi interlocutori lombardi e toscani, riuscì a offrire un’immagine differenziata della pittura moderna italiana, contrastando il topos del declino dell’arte italiana, favorito sin dal 1800 dalla comunità di artisti romano-tedeschi («Ludwig Schorn (1793-1842) e lo sguardo sull’arte italiana della rivista Kunst-Blatt »). In base a una grande quantità di materiale d’archivio inedito, Viola Usselmann (Loveno di Menaggio) è riuscita a mostrare nel suo intervento il rapporto dinamico tra musica e vita sociale nella Casa Mylius, attribuendogli un forte significato nella costruzione identitaria europea («I Mylius-Vigoni - una famiglia italotedesca e la sua eredità musicale»). Usselmann ha collocato la famiglia Mylius- Vigoni nell’attuale campo di ricerca nel settore dei cultural studies . Nella vita quotidiana della famiglia, la musica giocava un ruolo importante e la famiglia godeva, nel mondo musicale di allora, con i centri culturali di Milano, Francoforte sul Meno, Weimar e Londra, delle migliori reti sociali. Secondo la tesi di Usselmann, la famiglia Mylius si lascia identificare come una famiglia transculturale, particolarmente ‘europea’. Mitteilungen 141 Nell’ambito delle giornate di studio si è riusciti a comprendere l’attività di Mylius nell’ampio contesto del suo tempo. Le possibilità di un commercio di transito intensivo, la rinuncia a un forte protezionismo, la grande libertà di attività mercantili, le condizioni favorevoli per la migrazione e l’integrazione, una crescente tolleranza nei confronti dei protestanti così come le idee nascenti dell’Illuminismo in Germania e in Lombardia, erano componenti e condizioni necessarie per un nesso di scambio italo-tedesco che si intensificava sempre di più nel primo Ottocento, in cui un personaggio come Mylius poteva trovarsi a suo agio. È da sottolineare inoltre, al di là del contesto, il ruolo delle strategie commerciali individuali: Mylius si presenta non solo come figura esemplare del suo tempo, ma anche come personaggio unico, fuori dal comune. In ultima analisi, fondamentali per la sua attività erano l’utilizzo e la tutela di reti transnazionali, le quali si erano fatte particolarmente intense tra la Germania e la Lombardia, ma che non restarono entro questi confini: si pensi solamente ai rapporti di Mylius con Amsterdam e l’Inghilterra. Queste reti erano di grande rilevanza, oltre che da un punto di vista commerciale, soprattutto per il mecenatismo, così come per lo scambio artistico e culturale, che un personaggio come Mylius curò come nessun altro attore tra le culture. Magnus Ressel, Ellinor Schweighöfer Traduzione dal tedesco di Barbara Pisanu e Sara Verzillo-Wolf È prevista la pubblicazione degli atti. (Red.)