eJournals Italienisch 39/77

Italienisch
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
2017
3977 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Alessandro Scarsella: Neuronarratologia veneziana. Sogno fatto a Venezia nei giorni del Mose, Venezia: El Squero 2016, pp. 309, € 19,00

2017
Beatrice Sarto
Buchbesprechungen 111 Alessandro Scarsella: Neuronarratologia veneziana. Sogno fatto a Venezia nei giorni del Mose , Venezia: El Squero 2016, pp. 309, € 19,00 Neuronarratologia veneziana rivela sin dal principio la sua natura: questa storia gira vorticosamente attorno a parole presenti già nel titolo, «sogno» e «Mose», questi infatti i macroconcetti che verranno ripercorsi più e più volte dal filo conduttore vincolante di tutta la storia e che, anzi, lo formeranno Neuronarratologia è un’altra parola chiave, di difficile interpretazione, che ha a che vedere con quelli che sono i processi psicologici e cognitivi rapportati alle tecniche narrative; proprio in questo volume si assisterà a una graduale e inarrestabile nevrosi del protagonista scatenata dall’incapacità di riconoscere nell’attuale Venezia la città un tempo tanto amata, e la crisi finale ci porterà a domandarci se davvero, per noi lettori e veneziani, sia stato solo un sogno Parlando da un punto di vista narrativo più tecnico, una delle caratteristiche principali è l’intertestualità, accompagnata da una strabiliante pluralità di voci (circa 500 i personaggi che compaiono nel libro) e contesti temporali differenti In tutto il libro si ha appunto un susseguirsi di continui rimandi alle altre storie che lo compongono, un intreccio costante a volte diretto (esplicitato attraverso note a piè pagina) altre volte più velato, celato nei dettagli, nelle espressioni, nei nomi, nelle vicende o addirittura in oggetti all’apparenza ordinari ma non per questo privi di un significato più profondo Lampante diventa a questo proposito l’osella del Doge Grimani, 1 che compare e ricompare più volte, passando da dono al patriziato cinquecentesco a prestigioso cimelio a semplice portachiavi, acquisendo così un valore sempre più personale e affettivo man mano che andiamo conoscendone la storia, arrivando quasi a sentirla nostra, infine riconoscendoci empaticamente con il povero Grisiòla quando viene derubato della stessa A una prima lettura potrebbero forse sfuggire, ma se ci si sofferma a rileggere o a meditare su qualcuno dei racconti, ci si rende conto della moltitudine di «indizi», se così possiamo chiamarli, che l’autore ci fornisce Se dovessimo pensarli visualmente, verrebbe da dire che questa specie di parole chiave ripetute più volte nel corso del libro risultino paragonabili a dei link a cui la mente del lettore viene rimandata direttamente, e in questo caso succede che il lettore stesso venga catapultato cognitivamente alla storia precedente cui essi fanno riferimento Così facendo si crea un tipo di intreccio chiamato ‘episodico’: gli episodi di un racconto sono uniti da legami piuttosto deboli in quanto ogni episodio forma un’unità autonoma (microracconto); in altre parole un legame inizialmente invisibile, ma costante si 2_IH_Italienisch_77.indd 111 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 112 paleserà (a un soggetto dotato di un minimo di sensibilità letteraria) solo alla conclusione dell’opera, nella sua integrità fatta e finita Questo meccanismo adottato dallo scrittore si ripropone anche sotto un’ altra forma: lo stesso gioco di rimandi basato questa volta sull’aspetto temporale della narrazione All’interno dei microracconti che formano nel loro insieme la macrounità testuale del libro, vi è un alternarsi dinamico di continue retrospezioni e anticipazioni, sebbene il rapporto tra fabula e intreccio ne faccia derivare un ritmo narrativo moderato, in quanto la narrazione, se presa nella sua integrità (e non separatamente microracconto per microracconto), contenga sequenze sia narrative piuttosto che dialogiche e anche digressioni riflessive L’intertestualità di cui abbiamo parlato finora si ricongiunge in maniera interessante al modo in cui vengono presentati e fatti agire i personaggi L’autore pone un focus descrittivo su quelli per così dire ‘di serie b’: possono infatti essere persone estremamente comuni quelle scelte per descrivere o incentrare la trama del racconto presentato, e lascia alle volte in secondo piano le grandi figure della storia antica e moderna Si pensi, ad esempio, a Chateaubriand (storia n°35, «Una certa Zanze») utilizzato quasi solo come aggancio per introdurre il vero protagonista della storia, un giovane giornalista fiorentino di nome Elpidio Marinetti; al pittore Gaetano Zompini (storia n° 29, «Morte dello Zompini») il quale ha un ruolo quasi passivo rispetto al vero protagonista: tutta la vicenda è incentrata su di un povero ragazzino di fine ’800 che, lontano dalla propria casa, per vivere vende fischietti fatti a mano dal padre; o ancora nel capitolo n°36 («Accadde e riaccadde al Danieli») si pensi ad Alfred de Musset che, lasciandoci quasi indifferenti ai suoi problemi di salute, non crea di certo la stessa carica empatica che il povero gondoliere conferisce nell’ultima scena in cui, incapace di consolare il suo cuore anni prima spezzato, decide di mettere fine alle sue silenziose sofferenze impiccandosi in una cavana nel bel mezzo della laguna solitaria Altro aspetto interessante è dato dalla ripetitività imprevedibile con la quale i personaggi ritornano; inaspettatamente il protagonista di una storia può ricomparire nel ruolo di aiutante o fare da comparsa come personaggio secondario in un altro racconto, altre volte può trattarsi anche solo di un dettaglio, un riferimento veloce inserito quasi per sbaglio all’interno del narrato ma che invece ci ricorda come tutto all’interno dello scritto non sia casuale, ma anzi concatenato Molti altri potrebbero essere presi in considerazione, ma un esempio particolarmente significativo di ciò è presente nei racconti n°25 («Un suicidato») e n°37 («Fuoco amico del Quarantotto»): il protagonista del primo racconto riappare sotto forma di fantasma avvertendo, inutilmente, il protagonista del secondo di un pericolo mortale immi- 2_IH_Italienisch_77.indd 112 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 113 nente Il consiglio salvifico arriva purtroppo troppo tardi, in quello che sembra quasi un monito per le generazioni attuali e future prossime affinché non si commetta anche noi un errore che potrebbe rivelarsi fatale Inoltre, indubbia protagonista presente in ogni singolo racconto è proprio l’eterna città di Venezia, paragonata a una donna tanto amata e tanto odiata al tempo stesso alla quale gli altri personaggi man mano si rivolgono con nostalgiche parole d’amore A questo punto ci si sarà resi dunque conto che, a quella che poteva sembrare un’iniziale reciproca estraneità dei testi che compongono l’opera in questione, si contrappone la reale struttura narrativa dell’opera Il libro apre e chiude la narrazione il 4 giugno 2014 2 ed è composto da 69 microracconti contenuti tra prologo ed epilogo, gli stessi possono essere visti come unità letterarie indipendenti e quindi potrebbero essere letti in ordine casuale non tenendo conto del progredire cronologico che parte dal lontano 300 a .C fino ai giorni nostri e si spinge anche un po’ più in là, nel prossimo futuro Si può parlare di questo libro come di un documentario sui generis del mito, scomposto, di Venezia, città assopita e galleggiante in un’atmosfera di sogno della consistenza della nebbia che tanto la contraddistingue nei mesi invernali La struttura generale dell’opera vede un susseguirsi di fabule parallele e inoltre alcune storie si formano di un racconto nel racconto Lampante, a questo proposito, il capitolo n°30 («Il segreto di Calle Gorna»), nel quale degli scrittori si dilungano in un’indagine notturna riguardante una delle tante scabrose avventure del Casanova, ricreando, tramite le loro conoscenze e investigazioni e l’utilizzo della figura retorica del flashback, una vera e propria storia nella storia che il lettore segue fino alla fine come fosse un silenzioso aiutante detective La caratteristica principale della struttura narrativa è la sua «forma» cosiddetta ad anello, poiché in chiusura si ritorna al punto di partenza o per meglio dire si riprende da dove il prologo si era interrotto dando così un seguito alla situazione iniziale, lasciata apparentemente in stand-by La disposizione testuale complessiva che ne ricaviamo, guardando all’opera nella sua totalità, distaccandoci cioè dai dettagli e dalle singole unità e ammirandola quasi da lontano, si potrebbe definire «a specchio» Appunto il prologo e l’epilogo aprono e chiudono il libro, iniziando e concludendo, dopo un intervallo composto dai microracconti, la vicenda principale che funge letteralmente da cornice, inquadrando dentro al suo perimetro tutto il resto in un ordine quasi paradossale In questa cornice veniamo a conoscenza del professore italo-americano De Marinis, ritornato a Venezia per una banale ricerca di araldica dopo molti anni; viene sopraffatto non tanto dall’indiscussa e straordinaria bel- 2_IH_Italienisch_77.indd 113 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 114 lezza della città in sé, ma dal fatto che proprio lo splendido patrimonio di cui è padrona sia, nell’indifferenza quasi totale, quotidianamente in preda a una lenta e corrosiva distruzione a cui sembra non esservi rimedio La diagnosi finale dei medici sarà la presunta sindrome di Ruskin, 3 i sintomi: disturbi del sonno, stress, depressione ansiosa e, in uno stato di dormiveglia/ incoscienza, sogni deliranti sulle storie e la storia della romantica città lagunare (quegli stessi sogni che andranno poi a formare le storie dei vari microracconti) Specificamente riferendoci qui all’uso enorme di rimandi al mondo dell’aeronautica, del volo e, ovviamente, del sogno La padrona del bed&breakfast in cui alloggia il nostro professore è forse una hostess in pensione, l’inizio delle visioni/ sogno (che coincide anche con l’inizio dei racconti) viene descritto come fosse la partenza di un viaggio aereo di certo non privo di possibili turbolenze Prima della decisione dei medici di rispedirlo il più presto possibile in patria, ancor prima cioè di dare un senso ai deliri del povero sventurato, i lettori percorreranno con lui un sorprendente viaggio onirico attraverso le epoche cruciali della storia di Venezia; incontreranno molti personaggi famosi ma anche totalmente sconosciuti che daranno testimonianze preziose, spunti di riflessione e insegnamenti di cui far tesoro e con il graduale avanzamento della storia avranno modo di porsi domande non facili da affrontare e alle quali è complicato dare una risposta Ma non sapranno, fino allo scioglimento della situazione finale, di essere stati diretti spettatori di quello strano viaggio, che altro non è se non un’insolita, quanto intrigante, cronistoria tutta veneziana In maniera simile rispetto a quanto detto prima su prologo ed epilogo anche la prima e l’ultima storia sono strettamente legate, seppur non essendo una la continuazione e il finale dell’altra Si può azzardare dicendo che sembrino due fotografie della città, una quasi sbiadita e distante negli anni che racconta un passato ormai lontanissimo, l’altra altrettanto lontana che descrive sì un possibile futuro, ma cupo e minaccioso Il capitolo n°1 («Nascita della gondola») e il n°69 («Seconda nascita della gondola») ci raccontano infatti, con uno schema narrativo pressoché identico in entrambi, la creazione e la re-invenzione della gondola, elemento che per antonomasia contraddistingue la città di Venezia nell’immaginario comune di tutto il mondo Attraverso il ritmo equilibrato della narrazione che alterna sequenze narrative e descrittive, scopriamo in uno scenario comune (ma a distanza di secoli) gli esordi e la triste fine di una città tanto amata e al tempo stesso odiata quale è Venezia Ciò che più dovrebbe colpire la nostra attenzione è la tragica profezia che la vede come sfortunata protagonista 2_IH_Italienisch_77.indd 114 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 115 In questo finale alternativo dell’opera prima che il professor De Marinis si svegli, la città-isola non prende magicamente vita per potersi rifugiare lontano, nessuno la «stacca dalla terra e la porta altrove» ed essa soccombe al suo destino, vittima di saccheggi, con i canali drammaticamente svuotati e inquinati dove ormai le gondole, simbolo di una gloria passata, non circolano più L’unico relitto, danneggiatissimo, che viene ritrovato deve accettare di essere riparato con materiali di scarto così da poter tornare a nuovo uso; forse una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, ma comunque costretta a un compromesso con la modernità per poter sopravvivere? Al di là di tutti gli esempi e osservazioni finora riportati, si ritiene possa essere interessante sottoporre all’attenzione due racconti in particolare: trattasi del n°3 e del n°39 Il primo racconto che prendiamo in analisi («Una domanda sulle origini al veneziologo americano») è un lungo flashback descrittivo di un episodio della vita professionale del protagonista e si apre con un discorso indiretto libero che introduce un nuovo personaggio Questa tecnica viene utilizzata prevalentemente per presentare la psicologia dei personaggi in maniera meno esplicita, il punto di vista infatti appartiene a loro ma la voce in terza persona è quella del narratore Il procedimento dell’indiretto libero nei testi letterari può mescolarsi anche con frasi in discorso diretto, parti in discorso indiretto classico, dialoghi tra personaggi (è questo il nostro caso) e alle volte monologhi interiori Limitatamente a questo capitolo con un ruolo di co-protagonista, ritornerà poi anche in alcuni racconti successivi nel ruolo di comparsa: si tratta di Ramona Perez, di cui il narratore ci fornisce indizi alquanto esaurienti permettendoci di ricostruirne un identikit se non dettagliato quanto meno soddisfacente Nella lunghezza di tre pagine, abbiamo modo di risalire alla caratterizzazione del personaggio ricavandone così il ritratto fisico, culturale, sociale e psicologico Il lettore viene informato delle caratteristiche del personaggio direttamente dal narratore (onnisciente, appunto in terza persona), ma anche e soprattutto in via indiretta attraverso le sue azioni, i suoi pensieri e le sue parole Oltre a poter riscontrare interessanti metodologie narrative riguardanti le tecniche retoriche utilizzate dall’autore nella descrizione e presentazione dei suoi personaggi, questo breve testo introduce e ci fornisce anche spunti interessanti di riflessione sul metodo comunicativo che lo stesso utilizzerà d’ora in avanti nella presentazione dei vari temi nel proseguo della storia Nella preghiera di fiducia di lasciarci guidare nei meandri della storia di Venezia che De Marinis rivolge alla sua intraprendente studentessa possiamo scorgere un parallelismo tra le figure di autore e lettore, un invito implicito a riconoscere l’importanza di partire dalle origini delle cose, di non dover pretendere di conoscere tutto e di sapere già dove ci condurrà questo 2_IH_Italienisch_77.indd 115 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 116 percorso Dobbiamo invece avere l’umiltà di lasciarci condurre in questa storia che ha dell’inverosimile ma è anche così profondamente attuale Questa corrispondenza può essere estesa al rapporto tra testo e lettore, riportando all’attenzione quella concezione dialogica tra le due unità che era stata materia di studio sin dagli anni Sessanta di studiosi come Gadamer, poi ripresa e ampliata da Jauß e Iser che proposero di ripensare il canone letterario a partire dalla storia degli effetti che ciascuna opera induce nei lettori Iser in particolare parla dei blanks di significato che l’autore dissemina nel testo affinché i lettori possano colmarli, diventando in questo modo essi stessi co-creatori dell’opera . 4 Il secondo testo che si è deciso prendere in considerazione è il capitolo n°39 dal titolo «Altro diario scottante, senza per questo essere erotico» Il racconto inizia con un diretto richiamo al testo che lo ha preceduto (capitolo n°38: «Diario di Livia, 1865»), perpetuando quel filo conduttore di cui si era precedentemente parlato e soprattutto marcandone la diversità di intenti e delle compositrici stesse Due diari quindi, ma che non hanno nient’altro in comune se non il sesso e la nazionalità delle due giovani donne che lo hanno redatto: «una cosa è certa, non sono gli scartafacci della Contessa Livia di Senso di Camillo Boito, questa ragazza [riferendosi a Letizia Pesaro, protagonista e autrice del diario] è già una donna più seria e matura, che comprese il momento storico, la sua fu passione per l’umanità intesa come patria e non come uomini» Continuando a citare direttamente il testo in questione, essendo più che esplicativo, possiamo descrivere il diario di Letizia Pesaro come «un recupero strutturale dei territori della memoria storica del Veneto e dell’Italia […] un documento di storia sociale unico nel suo registro», nel quale la giovane adolescente (al momento della scrittura ha infatti sedici anni) sorprende per il suo linguaggio romantico e potente; il punto di vista di Letizia non è aristocratico, bensì animato da una curiosità già matura per la voce del popolo e la cultura della «calle» (pp 177-179) Le informazioni qui sopra riportate appartengono allo speech introduttivo con cui si apre il racconto, ci troviamo all’Ateneo Veneto, in questo caso lo spazio, come anche più avanti nel corso della narrazione, ha la funzione narrativa di ambientare la vicenda attraverso descrizioni brevi ma puntuali Durante la presentazione dell’inedito avviene una discussione tra uno dei redattori, il prof De Odemira, e un misterioso spettatore in nero Quest’azione complicante (esordio) è l’avvenimento che mette in moto la storia modificando la situazione iniziale e ciò che porterà alcuni dei presenti a uno sviluppo determinante per gli avvenimenti successivi 2_IH_Italienisch_77.indd 116 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 117 sino allo scioglimento della situazione finale Dopo la discussione nata dall’accusa fatta al professore De Odemira di aver pubblicato un documento, seppur autentico, dal contenuto fasullo si decide di stabilire quale sia effettivamente la realtà dei fatti interpellando una famosa medium, tale Madame Soupault, affinché faccia da tramite tra i due mondi (quello terreno e ultraterreno) e si metta in contatto con l’ormai defunta Letizia Pesaro, l’unica che possa risolvere l’arcano circa le intenzioni del suo diario Il momento cosiddetto di spannung coincide con l’entrata in scena proprio della nostra protagonista Letizia, la quale passa da personaggio passivo finora ricordato attraverso gli altri attori, ad avere un ruolo attivo e importantissimo ai fini della conclusione narrativa Il fantasma della ragazza, tramite il corpo di Madame Soupault, oltre ad assicurare la natura puramente personale del diario dà voce a una profezia sul futuro della città: «Venezia tornerà nelle mani dello straniero, mani incapaci di costruire dighe» I partecipanti alla seduta spiritica sono convinti che il peggio sia passato, il Mose salverà la città portando sicuramente grandi benefici; indubbi sono stati quelli economici arrivati senza troppe fatiche nelle tasche di politici e imprenditori, ma funzionerà davvero? Venezia è salva o è invece una città alla deriva? Si è scelto proprio questo racconto a dispetto di altri poiché, aldilà dei rimandi extratestuali sui quali ci invita a riflettere, è perfettamente applicabile nel riconoscimento dei processi narrativi utilizzati all’interno dell’opera: basandosi infatti su di un altro libro, 5 è un ottimo esempio dell’intertestualità citata già in precedenza, qui chiaramente di forma esplicita esterna giacché viene addirittura riportato un frammento del testo in questione e non fa parte degli scritti (siano essi coevi o precedenti) dell’autore stesso Il concetto di intertestualità venne formulato da due studiosi, Julia Kristeva e in seguito Michael Riffaterre che lo descrissero come l’insieme delle proprietà di un testo di riecheggiare altri testi . 6 Citando direttamente le parole di Kristeva in un suo scritto del 1975: «La parola (il testo) è un incrocio di parole (di testi) in cui si legge almeno un’altra parola (testo), ogni testo si costruisce come mosaico di citazioni, ogni testo è riassorbimento e trasformazione di un altro testo» Sulle basi di questa tesi, ma riprendendola in maniera più ampia, nel 1982 Genette 7 teorizza il concetto di transtestualità o trascendenza testuale del testo, ovvero tutto ciò che lo mette in relazione con altri testi; inoltre dai suoi studi deriveranno, oltre all’intertestualità di cui si è appena spiegata la presenza all’interno dell’opera, altri quattro tipi di relazioni transtestuali È inoltre interessante far notare un particolare che potrebbe darsi per scontato pensando alla grande quantità di informazioni e rimandi intertestuali che il libro contiene, ovvero la funzione antologica che esso svolge 2_IH_Italienisch_77.indd 117 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 118 Ecco che possiamo definitivamente parlare di quest’opera come un ‘ibrido’; mano a mano infatti che ci immergiamo nella sua lettura, possiamo riconoscere tutte le diverse parti che lo formano: dal genere dell’informazione turistica al racconto fantastico, passando per la ricostruzione storica il libro ci ricorda essere anche una vera e propria antologia Ai fini dell’analisi testuale che si sta svolgendo, sembra doveroso portare all’attenzione una riflessione sui dettagli che compongono le numerosissime descrizioni presenti all’interno dell’opera, e per poter spiegare in maniera esaustiva gli effetti di tale riflessione diviene imprescindibile introdurre il concetto chiave dell’effetto di reale, descritto nell’omonimo saggio di Roland Barthes . 8 Molto spesso si tende a «vivisezionare» la letteratura, si è ossessionati dal voler trovare un significato, dal dover a tutti i costi risolvere il mistero della narrazione, dal riuscire a scorgere i rimandi più nascosti, i dettagli più astrusi incastonati nella trama dimenticandoci che un libro diventa importante e piacevole nella misura in cui riusciamo a farlo nostro, emozionandoci, riflettendo, pensando e vivendo con e grazie ai suoi personaggi Si invita perciò a contemplare questo libro ‘dall’alto’, come in volo d’uccello sopra quella Venezia che ne è protagonista per apprezzarlo nella sua totalità, non come spettatori passivi di un viaggio nel tempo e nel luogo veneziano, ma come testimoni attivi di una narrazione che in realtà non si è ancora conclusa . Beatrice Sarto Note 1 Cfr . p . 29, 92 nel libro recensito . Si tratta di una invenzione dello scrittore Renato Pestriniero (n . 1933) al quale l’autore rende ripetutamente omaggio . Nel 2016 Alessandro Scarsella ha pubblicato, con D . Gachet, il volume Venise Bouquins, Paris: Laffont, in cui oltre alla letteratura di finzione, studiata e ampiamente antologizzata, si conferisce ampio spazio alle questioni storiche, politiche e sociali legate alla realtà attuale di Venezia 2 Giorno dell’arresto del sindaco Orsoni indagato per l’inchiesta sulla «Tangentopoli del Veneto» 3 Anche nel libro in questione si fa riferimento al fatto che tale sindrome non sia scientificamente mai stata riconosciuta, a differenza dell’universalmente accettata sindrome di Stendhal 4 Luigi Marfè, Introduzione alle teorie narrative, Bologna: Archetipo libri 2011, p . 23 .118 5 Letizia Pesaro Maurogonato, Il diario di Letizia, Padova: Nova Charta 2004 (in dettaglio nel testo analizzato si fa riferimento alle pp . 168-170) 6 Marfè, cit ., 2011, p . 22 7 Gérard Genette, Palinsesti . La letteratura al secondo grado, Torino: Einaudi 1982 8 Roland Barthes, Il brusio della lingua, Torino: Einaudi 1988, p . 158 2_IH_Italienisch_77.indd 118 12.06.17 11: 15